Spettacolo in prosa e musica in due tempi di F. Scialdone e F. Pannullo
Narra la storia di Maria Rosaria Liberti, in arte Ria Rosa, (Napoli 1899 – New York 1988) proclamata “Cantante degli Emigranti”, antagonista di Gilda Mignonette, nonché ironica e divertente “Nonna delle Femministe”.
Straordinaria interprete della canzone napoletana approdò nel 1915 (a soli 16 anni) nel mondo dello spettacolo. Dapprima come “sciantosa” alla Sala Umberto di Napoli (prestigioso Cafè Chantant dove si esibirono le dive più famose come A. Fougez, La Bella Otero, etc), e poi date le sue capacità interpretative (voce scura e teatrale), per le più celebri Piedigrotte, contesa dagli impresari teatrali.
Nel 1922 sbarca a New York con la compagnia di Nicola Maldacea; qui dato il successo, fonda una sua Compagnia dedicandosi anche alla rappresentazione di particolarissime sceneggiate, quali “E’ Pentite”, storia e sorte delle ragazze madri napoletane.
Ria Rosa suscita scalpore anche per altre sue esibizioni; non si risparmia il travestimento da Guappo per cantare canzoni al “maschile” come “Guapparia”, nè ha timore di sfidare le autorità americane nel 1927, denunciando con “Mamma Sfortunata” (primo titolo A’ Seggia Elettrica) l’errore giudiziario per la condanna a morte di Sacco e Vanzetti, subendo minacce e rischiando l’espulsione dagli States.
La sua vita fu un continuo viaggio Napoli – New York, dove si stabilì definitivamente nel 1937, anno in cui tornò per l’ultima volta in Italia in occasione della morte del grande compositore suo amico E. Tagliaferri, per il quale cantò per l’ultima volta in pubblico “Chitarra Nera” a Lei dedicata e lasciata incompiuta.
Ria Rosa torna così a New York, lascia le scene da quel fatidico 1937, muore in America nel 1988.